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Booking.com – IVA sulle commissioni versate da operatori non professionali

La società Booking.com ha corrisposto all’erario 94 milioni di euro, attraverso una procedura di adesione con l’Agenzia delle Entrate, chiudendo un contenzioso tributario per regolarizzare il pagamento dell’IVA sulle commissioni che il portale ha fatturato ai gestori delle locazioni brevi e ad altre attività ricettive prive di partita IVA.

L’evasione, scoperta dalla Guardia di finanza di Chiavari coordinata dalla Procura di Genova, concerne una problematica emersa a seguito di una segnalazione operata da Federalberghi.

Nel mese di maggio 2016, Federalberghi aveva segnalato all’Agenzia delle Entrate che alcuni portali emettevano fatture senza IVA italiana, applicando il meccanismo del cosiddetto “reverse charge” anche nei casi in cui la struttura ricettiva era priva di partita IVA. La conseguenza era l’evasione totale dell’imposta, che non veniva pagata né dal portale né dalla struttura.

L’Agenzia delle Entrate, rispondendo a Federalberghi, aveva chiarito che l’IVA sulle commissioni pagate ai portali che operano in altri paesi UE è sempre dovuta. Se la struttura ricettiva ha la partita IVA, essa si deve fare carico del versamento in regime di inversione contabile. Se la struttura non ha partita IVA, deve essere invece il portale a identificarsi in Italia e ad emettere fattura con IVA italiana.

Dallo scorso 1° maggio 2023, Booking.com applica l’IVA alle strutture che non hanno fornito un numero di partita IVA, o hanno fornito un numero di partita IVA non valido per le transazioni nell’UE. Per essere considerata valida per le transazioni nell’UE, la partita IVA deve infatti essere convalidata nel VIES (sistema per lo scambio di informazioni sull’IVA della Commissione Europea). L’IVA, calcolata con l’aliquota del 22%, viene versata da Booking.com alle autorità fiscali italiane, come previsto dalle normative europee.

Per le strutture che hanno fornito un numero di partita IVA valido per le transazioni UE, Booking.com continua a non applicare l’IVA sulle commissioni, applicando il meccanismo del cosiddetto “reverse charge”. In tal caso, infatti, l’IVA deve esser calcolata e versata dalle strutture ricettive alle autorità fiscali italiane.